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ùtera

13 configurazioni per ensemble elettroacustico, performer con sensori, live electronics e video in real time

 

 

"In'Utera l'integrazione di mezzi espressivi e tecnologici è spinta a un grado tale

da trascendere la forma concerto per farsi esperienza sensoriale"

ILa Resto del Carlino

 

 

 

Ideazione e composizione : Gabriele Marangoni. Direttore : Dario Garegnani. Live electronics e sistemi interattivi  : Tempo Reale - Damiano Meacci, Giovanni Magaglio.

Progettazione installativa : Micol Riva. Performer : Stefania Tansini. Produzione esecutiva :Giulia Soravia. Video : Angela Di Tomaso.

Violino : Georgia Privitera. Tromba : Simone Telandro. Clarinetti : Mirco Ghirardini. Fisarmonica : Sergio Scappini. Noise station : Carlota Caceres. Contrabbasso : Dargo Raimondi.

Produzione : Festival Aperto Reggio Emilia - Fondazione I Teatri

Con il supporto di : Fondazione I Teatri Reggio Emilia

PRIMA ASSOLUTA : 2 NOVEMBRE  2019 - FESTIVAL APERTO, TEATRO CAVALLERIZZA, REGGIO EMILIA - ITALIA

Ùtera è un progetto che indaga e scava a fondo nell’organicità della materia, sia del suono che del corpo; una performer dotata di sensori accelerometri, muscolari e cardiaci viene posta in relazione con un ensemble elettroacustico di 7 musicisti e ne diviene estensione e coscienza.

Al centro della ricerca vi è la volontà di riscoprire una forza primordiale (fisica, espressiva ed intellettuale) come elemento rigenerante e generativo.

Mediante le 13 configurazioni che compongono l’opera si attraversa un “immaginary landscape” che dal più minuto respiro porta a grande esplosioni di energia sia sonora che fisica, la performer vistosamente cablata è sia sorgente sonora autonoma che dispositivo di elaborazione, questa duplicità tecnica e di ruolo è realizzata attraverso l’utilizzo di diversi sensori e diverse modalità di iterazione ed interazione con l’ensemble.

Tramite i sensori sono captate le gestualità volontarie e involontarie della performer sia tramite accellerometri che, posti sulle estremità degli arti superiori, restituiscono i movimenti volontari sia attraverso il sensore cardiaco che restituisce le gestualità involontarie. Oltre a questi sensori sono utilizzati tre sensori muscolari che misurando la variazione elettrica propria dei muscoli hanno caratteristiche di volontarietà e involontarietà.

Questa complessa rete di sensori viene gestita attraverso l’utilizzo di microcontrollori atti a una prima valutazione dei dati e all’invio delle informazioni ai sistemi informatici che gli utilizzeranno per la generazione sonora e il controllo del live electronics sull’ensemble strumentale.

Questo sistema si concretizza nel generare un processo sonoro lineare ma non didascalico volto a creare un dialogo con l’ensemble e, tramite le coreografie della performer, ad animare lo spazio scenico. In questo gioco gli accellerometri acquistano un ruolo particolarmente evidente creando i momenti di maggior legame tra la gestualità volontaria della performer e il suono prodotto dall’ensemble.

In Ùtera la tensione muscolare diventa controller di parametri musicali, dall’immediatezza del controllo frequenziale e dinamico del suono alle percentuali di mixaggio di due o più suoni sorgenti.

L’equilibrio tra tecnologia, numerica, fisicità e prassi esecutiva strumentale viene resa da una scrittura musicale focalizzata su tessiture sonore sovrapposte linearmente e guidate da una apparente indipendente drammaturgia musicale che trova però compimento e nervatura in radicali momenti di sincrono e di verticalità tra le parti, come a voler ricreare una situazione sonora primordiale e sempre organica, capace di grandi tensioni espressive e di grandi esplosioni di energia che poi sprofondano in orizzonti oscuri che abbattono il concetto di rumore e suono organizzato; il tutto sorretto da un’architettura formale costituita da sinusoidi di basse frequenze e rumori modulati contrapposti, in alcuni momenti, a pattern ritmici elettronici e a sezioni aperte.

La componente elettronica di Ùtera si struttura su più piani: oltre alla già citata gestione della fisicità della performer e i materiali sonori correlati è composta dai materiali sonori strettamente correlati con il palco e un terzo livello che vive nello spazio della sala.

La struttura visiva di ùtera è affidata al video live che da materiali primari derivanti da riprese epidermiche microscopiche divine variazione digitale in stretto contatto con l’andamento frequenziale sonoro e completamente elaborato in tempo reale.

ùtera- Backstage Teatro Cavallerizza - Reggio Emilia

ùtera nasce dall’idea di creare un ambiente immersivo di rinascita, di riorganizzazione emotiva dove ogni elemento espressivo diviene valore assoluto, usato nella totalità della sua forza e del suo simbolismo.

Gli elementi portanti dell’opera sono :

L’individuo (performer)

Il suono, intesto come forza primordiale (ensemble elettroacustico) Le nuove coscienze (tecnologia e sensori biometrici)

Lo sguardo (video live set)

Concettualmente ùtera vive della nuova riorganizzazione degli stimoli e dell’immersione del pubblico in una dimensione senza legami, senza orpelli storici, un utero non di

suggestione ma di forze primarie progettate appositamente per lo spazio ospitante. Nessun elemento nell’opera esiste a prescindere dall’altro quindi grande importanza avrà la scelta dello spazio ospitante, dell’utero fisico e architettonico, del corpo che ospiterà l’opera.

Al centro della concezione dell’opera c’è l’individuo, rappresentato dalla performer/danzatrice che compirà un’ininterrotta drammaturgia di movimenti durante l’intera durata della performance sempre più rivolta all’interiorizzazione del gesto, fino a diventare metaforicamente tessuto organico generatore di vita.

La performer/danzatrice sarà altresì costantemente in relazione con dei sensori biodinamici che trasformeranno le tensioni muscolari del corpo in output in grado di modificare in tempo reale il suono prodotto dall’ensemble elettroacustico (8 elementi), ensemble che avrà la funzione di estensione del corpo umano, i musicisti saranno i capillari, le connessioni neurologiche, i tessuti e gli organi della performer, in un continuo ampliamento dell’essenza umana.

L’idea centrale di ùtera è quella di creare e ricreare uno spazio (temporale e fisico) dove sia possibile dar vita a nuovi equilibri, un utero protetto dove creare, attraverso l’esperienza estetica, la resistenza al deterioramento socio politico contemporaneo.

Il suono è un mezzo, non il fine.

Una creazione universale dove il gesto diviene un viaggio verso l’interiorità, la vista diviene condizionamento del pensiero attraverso un uso congiunto di impulsi luminosi strobo e video, per poi arrivare alla profondità del buio.

Il suono diviene assoluto e il suo ascolto guidato verso il frammento più minuto (in grado di alimentare il caos più estremo) dove la fruizione del pubblico è avvolgente.

Un ambiente contemporaneo, moderno, alimentato dal potenziale umano e dalla tecnologia.

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ùtera

13 configurazioni per ensemble elettroacustico, performer con sensori, live electronics e video in real time

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